sabato 20 marzo 2010
Persi...
Se un giorno ci svegliassimo all’interno di un bagno della metropolitana di Parigi, senza avere la più pallida idea di come ci siamo finiti, in preda ad una amnesia totale cercheremmo come prima cosa di ricordare perlomeno il nostro nome, dove abitiamo, quali sono i fatti successi nella nostra vita, quali sono le persone che conosciamo e quali no etc. In una parola cercheremmo subito di capire chi siamo…
I ricordi potrebbero non riaffiorare e quindi usciremmo da quel bagno in preda al panico, alla pazza ricerca di qualcosa che possa dirci qualcosa di noi, che possa farci ricordare chi siamo: la nostra priorità assoluta sarebbe quella di dare una risposta alla domanda: “chi sono?”.
Questa condizione di amnesia potrebbe anche durare anni, durante i quali continueremmo a indagare, a cercare, per rispondere a quella domanda che non ci darebbe pace…
Ebbene ognuno di noi in quella condizione porrebbe come priorità assoluta la risposta alla domanda “chi sono?”, non importerebbe la difficoltà, la mancanza di una traccia, l’apparente impossibilità di dare la risposta, quella domanda rimarrebbe sempre in primo piano nella nostra mente…
Certo, nessuno di noi è vittima di una amnesia , tutti ci ricordiamo il nostro nome, dove abitiamo, conosciamo le nostre abitudini,il nostro lavoro, i nostri amici… Ma chi siamo? In realtà non lo sappiamo, sappiamo cosa facciamo solitamente, ma non abbiamo idea di chi siamo, di cosa siamo, del perché siamo qui, di cosa è tutto quello che ci circonda… Nonostante questo però non ci domandiamo mai chi siamo, ci accontentiamo della definizione che tutti si danno, che ci si è sempre dati: “sono Giorgio, vivo a Modena, lavoro in quella fabbrica, mi piace andare in bici e conosco Luigi, Paolo e Giacomo” Questa è la definizione che ci diamo per convincerci di sapere chi siamo, tutti si definiscono a questo modo, quindi perché porsi troppe domande?
Tornando all’esempio della metropolitana, quello che facciamo è uscire dal bagno, osservare che tutti dicono di essere di Parigi e di conseguenza convincerci che sì, anche noi siamo di Parigi, “che senso ha cercare, sono di Parigi per forza, qui tutti dicono di esserlo…”
Ci è stato insegnato a definirci sulla base di quello che ci circonda, difficilmente cerchiamo di definirci sulla base di quello che siamo, sulla base di ciò che è dentro di noi… Un muro di pregiudizi e condizionamenti ci impedisce di vedere ciò che siamo veramente.. Ma quello che risulta più preoccupante è che non proviamo neanche a indagare un pochino per scoprire chi siamo, ci adattiamo a quello che ci circonda, facciamo ciò che và fatto e spegniamo quella voce dentro di noi che dice:”Chi sono?”
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4 commenti:
Mi sembra un argomento sfizioso questo, mi prudono le dita sulla tastiera ma cerco di limitarmi :)
A me piacerebbe che commentassero anche altre persone questo post, ma ahimè difficilmente arriveremo ai numeri avuti con Avatar (sì, era in tono provocatorio :P )
Si xchè la ricerca interiore è disseminata di ostacoli, poco sponsorizzata e a volte buia e infida. Può sembrare proprio come entrare in un tunnel (qui ci scappa la battuta...) dove quando vi si entra non si sa quando e come vi si uscirà. Ma molto dipende anke dalla spinta con cui ci si entra o dalla smania di vederne l'uscita, cioè i primi risultati su sè stessi. Chi ha veramente voglia di cercare avverte come un fuoco interiore, un nonsoche di innato, istintivo, che ha come una priorità sul resto. Per questa ricerca spasmodica si sacrifica tempo libero che si potrebbe benissimo dedicare a divertimenti (e/o al sonno), o almeno venire a compromessi con questi.... perciò la stragrande maggioranza di gente rinuncia a priori o è costretta a rinunciare... ma chi avrà ragione tra le due correnti di pensiero? Le formiche o le cicale?
Anke se il problema esiste x tutti noi, secondo me ognuno ha la propria opinione in merito ed è difficile ricredersi dai pregiudizi... le cicale xò non sanno quanta voglia avrebbero le formiche di renderle partecipi, come aprire loro i sensi sulla visione globale... basterebbe anke solo saper ascoltare... (faticoso, non è vero!?)
Quanti sono ancora disposti ad accettare passivamente il corso degli eventi (come un gregge) senza tentare di modificare lo status quo, come una fede nell'ordine cosmico... dite ke non è possibile cambiare in meglio?
Grazie Dave, per l'intervento!
Caro Amos B.,
la nuova energia e l'onda quantica che si sta riversando anche sulla Terra, ci spingono ad uscire da quel bagno, accendere il nostro apparato ghiandolare al fine di comunicare con i nostri corpi superiori. I cellulari sono una metafora, un frattale del nostro grande mezzo di comunicazione wireless con l'Anima.
Una volta attivata questa modalità, ci teletrasporteremo dove vorremo e alzandoci verso l'alto, comprenderemo ogni cosa; proprio come fa il piccolo Remy in Ratatuille!
Onore a te :)
Grazie...
Tanta serenità
Grazie Davide, tanta serenità anche a te!
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