lunedì 30 agosto 2010
Lo scopo, la verità, il lavoro e le sicurezze
Quale è il tuo scopo?
Quale è il mio scopo?
Vi siete mai posti questa domanda? Non è una domanda semplice, difficilmente troviamo una persona che sappia con esattezza quale sia il suo scopo...
Pensando un poco ognuno di noi può dire quale pensa sia il suo scopo al momento: qualcuno potrà dire che il suo scopo sia quello di avere un buon lavoro per poter mantenere la famiglia, qualcun altro potrà dire che il suo scopo sia quello di farsi una famiglia, un altro ancora invece potrebbe avere come scopo liberarsi dalla famiglia che lo circonda e lo assilla, un altro ancora potrebbe avere come scopo quello di vedere tutto il mondo viaggiando, altri dedicano la loro vita ai soldi: all'accumulo sfrenato di denaro, altri invece hanno come scopo quello di aiutare gli altri, poi possiamo trovare chi vuole diventare famoso, chi dedica la vita alla ricerca scientifica, chi allo sport e chi in fondo non ha idea di quale sia il suo scopo.
Penso che qualunque sia lo scopo che uno crede di avere, lo scopo principale di ognuno di noi, ciò a cui tutti aneliamo, sia lo stare bene, che è un concetto molto molto ampio, ci può essere chi crede che starà bene accumulando un sacco di soldi e chi crede che starà bene aiutando i più disagiati a stare un poco meglio, chi crede che starà bene con un lavoro fisso e chi crede che starà bene solo se diventerà famoso per qualche motivo e così via...
Quanto siamo diversi l'uno dall'altro! Forse però una cosa in comune tutti l'abbiamo: nessuno di noi sa veramente come si faccia a stare bene nel vero senso della parola: ognuno si crea uno standard attraverso il quale valutare se sta bene o se sta male, questo in base alle sue esperienze di vita, ai suoi condizionamenti etc.
Tutto ciò ci differenzia grandemente dagli animali: essi hanno tutti lo stesso scopo, agiscono tutti in sinergia per raggiungerlo e non si pongono problemi, in realtà apparentemente non hanno scelta, nascono con una idea e rimangono con quella idea fino alla morte...
Ho riflettuto su questo e posso vederlo da due lati opposti:
Lato 1
Gli animali sono semplicemente veramente loro stessi, sanno chi sono, sanno dove vanno, sanno perchè sono qui e sanno esattamente quale sia la cosa migliore da fare per loro e quindi per questo si comportano tutti allo stesso modo (razza per razza), gli animali quindi sono molto superiori a noi in quanto sono liberi di fare ed essere come vogliono ma conoscendo la vera verità si comportano nella maniera migliore per loro...
Lato 2
Gli animali non hanno possibilità di scelta, hanno solo un tipo di informazione e sono obbligati a comportarsi secondo queste informazioni limitate in quanto non hanno la possibilità di accedere ad altre, per questo si comportano tutti allo stesso modo (razza per razza), è come che gli sia stato caricato in testa un programma che non prevede la possibilità di essere cambiato o annulato...
Ebbene noi esseri umani ci troviamo nel mezzo di queste due opzioni: abbiamo la possibilità di scelta, il libero arbitrio ma non abbiamo la vera verità su cui basarci per gestire le nostre scelte, per inquadrare il nostro scopo ci basiamo su nozioni limitate, su mezze verità e spesso su complete bugie gentilmente forniteci dal mondo che ci circonda, dal sistema che ci controlla...
Si dice che il mondo è bello perchè è vario, ma forse questa estrema varietà, questa infinita possibilità di scelta ci porta ad essere come gli animali visti dal lato2: ci perdiamo nella nebbia delle possibilità e giriamo in cerchio cercando uno scopo che ci soddisfi, senza mai trovarlo veramente, cerchiamo in mezzo a tutte queste possibilità lo “stare bene” e spesso lo confondiamo con qualcos'altro, perchè in realtà, se ben ci pensiamo non sappiamo cosa voglia veramente dire “stare bene”... Invece di godere del nostro libero arbitrio e vivere nella vera verità ci perdiamo in un mucchio di possibilità precaricate, come fosse un programmino per computer molto avanzato che offre apparenti infinite possibilità ma che in realtà ha un determinato numero di possibilità programmate, precaricate, costruito in maniera tale che la vera verità sembri solo un'utopia, che le possibilità offerte sembrino in effetti le uniche possibili per noi... Ecco che il libero arbitrio gioca così a nostro sfavore, possiamo scegliere ciò che vogliamo ma non sappiamo cosa e come scegliere, perchè abbiamo dimenticato e ci siamo dimenticati di aver dimenticato e ora la nostra possibilità di scelta è diventata pericolosa: è come essere dentro una stanza con miliardi di porte, solo una è l'uscita, le altre portano solo in un'altra stanza identica, e il brutto è che noi da dentro quella stanza pensiamo che sia normale che ogni porta dia in un'altra stanza, a furia di provare ci siamo convinti che l'uscita non esiste e addirittura ci siamo dimenticati della possibilità della sua esistenza!
Quindi quale è il tuo scopo?
Quale è il mio scopo?
Ora io non so quanto sia giusto scrivere queste cose, un sacco di persone dicono di vivere bene dentro a quelle stanze e come scopo si pongono quello di avere un buon gruzzoletto in banca, un lavoro sicuro e una famigliola felice, a tutte queste persone non interessa sapere che forse il loro scopo è uno scopo precaricato, è solo una delle tante stanze esplorabili, e forse non è nemmeno giusto parlargliene, distruggendo così il piacere del loro scopo...
Ognuno di noi persegue continuamente scopi precaricati e siamo talmente abituati a farlo che, almeno io, faccio fatica a raffigurarmi uno scopo non precaricato, non riesco a concepire cosa ci sia al di là di quella porta nascosta, posso dire però quale è il mio scopo, il mio scopo è quello di aprire quella porta, uscendo da questo labirinto di stanze precaricate...
Ma come raggiungerlo?
Si dice che il modo migliore per raggiungere uno scopo sia quello di dividerlo in tanti piccoli sotto scopi che sommati uno all'altro avvicinano sempre più allo scopo principale che potrei definire con una parola sola ma con un significato molto più ampio di quello che normalmente le si attribuisce: LIBERTA'! Quindi lavorando per la propria libertà la prima cosa che mi viene in mente è che siamo schiavi delle sicurezze: abbiamo bisogno delle sicurezze che queste infinite stanze ci offrono per poter vivere tranquilli all'interno di esse, quindi abbiamo bisogno di soldi e quindi di un lavoro, che per la maggior parte delle volte è un lavoro da dipendente che limita quindi ancora di più la propria libertà... Partiamo quindi dal problema più vicino a noi, quello più sentito il lavoro: come faccio a coltivare la strada della libertà, a concentrarmi su di essa se continuo ad essere convinto che sia necessario un lavoro e dei soldi per vivere bene?
Quanta confusione...
Probabilmente ognuno di noi deve aspettare il momento giusto, il momento in cui sente dentro se stesso che è giunto il momento di andare a trovare quella porta, l'uscita da queste stanze precaricate; e probabilmente ognuno di noi vedrà quella porta a modo suo, compreso il modo di raggiungerla, per questo non ha senso che io insista a parlarne per come la vedo io con la presunzione di avere la verità in tasca, potrei semplicemente creare un'altra stanza precaricata dove trovare un po' di soddisfazione, dove incentrare il proprio scopo, credendo di puntare all'uscita...
Già esistono un sacco di stanze precaricate di questo tipo: esistono infatti un sacco di persone che modellano il loro scopo sulla base di una religione, di un credo, di un movimento, e questo può essere giusto, spesso chi segue determinati movimenti /religioni approda a stanze molto più grandi e accoglienti, con molte possibilità in più delle altre stanze, stanze in cui accadono cose definite soprannaturali, miracoli, ma dal mio punto di vista sempre comunque stanze limitate per quanto esse possano essere grandi.. Con questo non voglio assolutamente dire che chi segue queste religioni/movimenti sia in errore, quello che dico è solo la mia visione, ciò che appare a me; credo che sia molto meglio approdare in una stanza enorme con possibilità elevate che approdare in una stanza minuscola senza grandi possibilità credendo che quello sia il massimo che si possa ottenere..
Penso che la cosa più giusta sia che ognuno scelga il proprio scopo da se, senza alcuna imposizione, penso che chi segue un credo, una religione, un movimento in maniera profonda approdi in una stanza molto più ampia e confortevole di chi si lascia sballottare dal mondo, dal sistema e mantiene la propria visione limitata a ciò che il sistema più vuole; credo che le religioni, i credi , i movimenti siano una sorta di ultima barriera, un sistema di emergenza per tenere contenute dentro a questo groviglio di stanze le persone che sentono le altre stanze strette, che in qualche modo cercherebbero la porta d'uscita, e ancora una volta ribadisco, questa è la mia visione e chiunque segua una religione, un movimento non la potrà condividere senza andare contro il proprio credo, per questo non voglio convincere nessuno, dico solo che se stai seguendo una religione/movimento e questa non ti fa approdare in una stanza migliore, più ampia, con eventi definiti soprannaturali allora forse o non la stai seguendo in maniera convinta o comunque c'è qualcosa che non va: c'è un sacco di gente in giro che mira a fare soldi sfruttando le persone...
Credo che se invece non segui nessuna religione e comunque la stanza in cui ti trovi ti sta stretta e non riesci a trovare uno scopo che sia degno di tale nome allora forse per te è giunto il momento di trovare quella porta, di trovare l'uscita (dico trovare invece di cercare perchè nella parola cercare è compresa la possibilità di fallimento ma nella parola trovare no!).
Trovare la porta... Un bell'insieme di parole che però comunque portano a poco, la trappola che ci ferma è dentro di noi, è la nostra ragione che ci blocca che ci convince giorno per giorno che noi abbiamo bisogno di ciò che la stanza in cui siamo ci offre e, comunque essa ci blocca già dal momento che ci mettiamo a pensare come poter trovare quella porta, pensare e ragionare vanno a braccetto, in più per pensare utilizziamo le parole che sono limitate e forgiate sulle stanze precaricate che ci circondano, descrivono molto bene queste stanze ma non possono descrivere l'uscita da esse: ci limitano!
In attesa di risolvere tale problema ( cosa che ognuno farà necessariamente per sé nel corso del suo cammino..)continuiamo a ragionare, o perlomeno , io non posso farne a meno, e ora che sento che non devo più fare l'operaio dipendente (come faccio da circa 9 anni), la mia ragione non mi da pace, è alla ricerca continua di una alternativa sensata (secondo i canoni della stanza in cui mi trovo, secondo i canoni del sistema..), in quanto non concepisce possibilità al di là delle possibilità precaricate, ma il mio cuore, il mio intimo anela a qualcosa che la mia ragione non può comprendere , anela alla libertà, e l'ostacolo maggiore è proprio la mia ragione che rifiuta di lasciarsi cullare dall'indefinito, è alla ricerca di sicurezze, esattamente come prevede il programma precaricato dentro ognuno di noi... Le ragioni del cuore vanno al di là della ragione, del nostro cervello, troppo spesso però vengono offuscate, limitate dal nostro pensiero, dalla nostra ragione che in base a ciò che conosce prefigge per noi uno scopo, oscurandoci la via verso la porta dell'uscita...
Forse tutto ciò ti sembrerà solo un delirio, forse potranno sembrarti belle parole ma con poco significato, forse non ci penserai mai più e va bene così...
Queste parole servono soprattutto per me e anche per qualunque persona per la quel sia giunto il momento, il momento di trovare quella porta, per poi rendersi conto che l'importante non è l'averla trovata, ma l'averla cercata, per vedere finalmente che il viaggio verso quella porta è stato un qualcosa di straordinario, a prescindere da ciò che ci sarà al di là di essa!
"Ma che ne sai, se non ci provi mai
che rischi corri se non vuoi volare
coi piedi a terra, legato alla ragione
ti passa presto, la voglia di sognare!"
"e ti prendono in giro se continui a cercarla
ma non darti per vinto perchè...
chi ci ha già rinunciato e ti ride alle spalle,
forse è ancora piu pazzo di te..."
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8 commenti:
Anch'io cerco quella porta e leggerti è sempre un piacere 'illuminante', perchè mi rispecchio e mi ri-confermo nei tuoi (s)ragionamenti ;-)
Grazie per averli condivisi.
Sertan
http://sertan.splinder.com
Grazie, è bello vedere che qualcuno condivide gli stessi (s)ragionamenti :-)
Bello anche il tuo blog
Buona vita!
Mi sa che cominciamo ad essere più di qualcuno. Su questo sono ottimista :-)
Buona Vita anche a te
Sertan
complimenti per il bellissimo blog, leggerlo rikiederà un po di time ma credo ne varrà la pena.
ancora complimenti.
Beh, grazie!
Sono passati più di 5 anni ormai, hai oltrepassato la soglia?
Ciao Kazuhira, di certo ho oltrepassato la soglia del mio vecchio lavoro e non vi sono più ritornato.
Mi sono creato il mio lavoro che offre meno sicurezze ma molta più libertà.
Nonostante questo sono ancora molto lontano anche solo dal trovare quella porta che immette nello sconosciuto...
Ti ringrazio per immensamente per questo commento, che mi ha costretto a rileggere questo mio articolo: è facile perdersi all'interno delle proprie stanze e dimenticarsi di continuare la ricerca ;-)
Ciao Kazuhira, di certo ho oltrepassato la soglia del mio vecchio lavoro e non vi sono più ritornato.
Mi sono creato il mio lavoro che offre meno sicurezze ma molta più libertà.
Nonostante questo sono ancora molto lontano anche solo dal trovare quella porta che immette nello sconosciuto...
Ti ringrazio per immensamente per questo commento, che mi ha costretto a rileggere questo mio articolo: è facile perdersi all'interno delle proprie stanze e dimenticarsi di continuare la ricerca ;-)
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